Posts written by ROSELLA

view post Posted: 26/6/2020, 13:24     La nocciola per la nostra salute - Sala da thè
La nocciola è il frutto del nocciolo, un albero appartenente alla famiglia delle Betulaceae, che cresce in climi temperati ed è coltivato su tutto il territorio nazionale: l’Italia è, infatti, uno dei primi produttori mondiali di nocciole. Il periodo di raccolta è tra la fine di agosto e la fine di ottobre. Esistono diverse varietà di nocciole, alcune marchiate DOP o IGP: per esempio la Nocciola Piemonte IGP o Tonda Gentile Trilobata, la Nocciola di Giffoni IGP (Campania), la Nocciola Romana DOP o varietà Tonda Gentile Romana (Lazio).

Come tutta la frutta secca, anche chiamata “oleoso”, le nocciole sono caloriche a causa dell’elevato contenuto di grassi, principali responsabili dell’apporto energetico. Tuttavia, quelli della frutta secca sono grassi “buoni”, ottimi alleati per la salute dell’organismo in generale e, nello specifico, per il benessere cardiovascolare. I benefici si ottengono solo se le nocciole vengono consumate nella giusta quantità e inserite in una dieta bilanciata e corretta.

Interessante è il quantitativo proteico (circa 15%) e, in particolare, il contenuto amminoacidico: le nocciole sono in grado di fornire ben 16 dei 20 amminoacidi che costituiscono la proteine. Assieme alle mandorle, sono la frutta secca a guscio con il maggior contenuto di vitamina E (25mg/100g di prodotto circa), un potente antiossidante in grado di rallentare il processo di invecchiamento cellulare. Possiamo considerare la nocciola un vero e proprio integratore naturale di vitamine ( oltre alla E, anche A, C e B6) e di sali minerali, tra cui ferro, potassio, fosforo, selenio, zinco, calcio e magnesio, utile per alleviare la tensione muscolare, i crampi e l’affaticamento. Vantaggioso, tra l’altro, il limitato apporto di sodio grazie al quale la nocciola può essere inserita all’interno di una dieta antipertensiva.

Le nocciole non pelate si caratterizzano anche per un buon contenuto di fibra, efficace contro la stitichezza poiché stimola la peristalsi intestinale. Infine, nelle nocciole è stata rilevata una buona concentrazione di polifenoli. Questi composti hanno numerose proprietà in ambito nutrizionale e farmacologico, ma soprattutto sono dotati di elevata attività antiossidante. Come è ormai noto, il cosiddetto “ stress ossidativo” è alla base di numerosi processi patogenetici che interessano la parete vascolare, coinvolgono la oncogenesi e sono coinvolti nei processi di invecchiamento cellulare. Per tale ragione, negli ultimi anni è stata posta molta attenzione nei confronti degli antiossidanti. Tra i più studiati troviamo la vitamina E ( come abbiamo appena visto, ben rappresentata nella nocciola), la vitamina C e, appunto, i polifenoli, costituiti principalmente da flavonoidi e acidi fenolici. La ricchezza in composti fenolici della nocciola è stata accertata in diversi studi scientifici. L’azione antiossidante che possiamo attribuire alle nocciole è vantaggiosa in termini di protezione cardiovascolare: alcuni elementi, come il beta-sitosterolo, sono in grado di ridurre i livelli di colesterolo circolante, mentre i polifenoli agiscono in sinergia con la vitamina E nel ridurre l’ossidazione delle LDL (lipoproteine a bassa densità ), principali responsabili del rischio cardiovascolare.

Come consumarle

Dalla lavorazione delle nocciole è possibile ottenere dei derivati utili per preparazioni culinarie, come la farina di nocciola (naturalmente senza glutine, quindi adatta ai celiaci). La nocciola è anche utile per la realizzazione di prodotti da forno, quali biscotti o torte; la granella è un delizioso ingrediente di piatti dolci o salati. Dalle nocciole si ricava, inoltre, una pasta che viene sfruttata per produrre la crema di nocciole, alla quale vengono generalmente aggiunti anche altri ingredienti, tra cui lo zucchero e/o il latte. Quando acquistiamo la crema di nocciole, è importante leggere l’etichetta alimentare: scegliamo quella che abbia la nocciola e non lo zucchero come primo ingrediente. Dalla nocciola si può anche ottenere, tramite spremitura a freddo, l’olio. Questo prodotto viene sfruttato anche dall’industria cosmetica per le sue proprietà protettive ed emollienti. Un consiglio è quello di sceglierle con il guscio e non tostate per garantire una maggiore protezione dei grassi insaturi, i grassi “buoni” ma sensibili al calore. Il loro involucro, inoltre, le protegge da possibili inquinanti ambientali. Possono essere aggiunte ai cereali o a una macedonia di frutta fresca da consumare a colazione o a merenda. Per quanto riguarda le dosi di consumo, non è certamente consigliabile consumare frutta secca in quantità illimitata. Una porzione di 30 grammi al giorno di frutta secca apporta moltissimi benefici sulla salute, tra cui un minore rischio di insorgenza di diabete di tipo 2, cancro al colon e ipertensione.

trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:23     Osteoporosi e nutrizione - Sala da thè
Una donna su tre e un uomo su cinque sono affetti da osteoporosi, una malattia che, in Italia, colpisce in totale ben 5 milioni di persone e, pur non essendo una patologia mortale, può essere gravemente invalidante. Ne parliamo con la Dott.ssa Carla Lertola, specialista in Scienza dell’Alimentazione presso il Centro Medico Visconti di Modrone.

Nonostante alcuni fattori di rischio non siano modificabili (ad esempio età avanzata, sesso femminile, ipotiroidismo) una corretta alimentazione non solo e’ un atto di prevenzione fondamentale ed irrinunciabile ma deve essere curata durante tutto l’arco della vita, in particolare fino ai 20-25 anni. Importantissimo è infatti raggiungere in giovane età un sufficiente picco di massa ossea (intesa come densità minerale dell’osso stesso) e mantenerlo il più’ a lungo possibile.

A tale scopo siamo portati a pensare che la nostra alimentazione debba essere necessariamente molto proteica. In realtà le proteine andrebbero consumate né “troppo” né “troppo poco” poiché, se da una parte aumentano l’assorbimento di calcio a livello intestinale e la sua fissazione nelle ossa, un loro eccesso, soprattutto di quelle di origine animale, porta a “smobilizzare” il calcio dalle ossa stesse e ad aumentarne la perdita attraverso le urine.

In quanto minerale fondamentale dell’osso, il calcio deve essere assunto in maniera corretta. Per coprirne i fabbisogni è dunque opportuno assumere giornalmente 1-2 porzioni di latte e/o yogurt. Anche i formaggi ne sono una buona fonte ma, per il loro contenuto di grassi, il loro consumo dovrebbe limitarsi a due volte alla settimana se freschi e ad una sola se stagionati. Anche l’acqua contiene grandi quantità’ di calcio estremamente biodisponibile. Per questo motivo è consigliato berne 1,5-2,0 litri al giorno.

Un’altra sostanza benefica è la vitamina D che incrementa l’assorbimento del calcio e la sua deposizione nelle ossa. Questa vitamina è contenuta in piccole quantità in pochi alimenti (es. pesci grassi, latticini, tuorlo d’uovo) ma la maggior parte viene sintetizzata nella cute in seguito all’esposizione della pelle ai raggi solari, motivo per cui è fondamentale esporsi alla luce del sole.

Nonostante questo molto spesso non si riescono a raggiungere i livelli corretti, tanto che risulta necessario valutare un’eventuale integrazione con il proprio medico curante.

Infine, attenzione al sale, alle bevande alcoliche, ad un eccesso di caffeina e al fumo, tutte sostanze che favoriscono la perdita di massa ossea e/o l’escrezione di calcio attraverso le urine. L’attività fisica, invece, svolge senz’altro un’azione protettiva e preventiva per mantenere “giovane” l’osso e contrasta il sovrappeso, sicuramente non compatibile in caso di osteoporosi.

Per ulteriori approfondimenti potete visitare il sito: www.carlalertola.com



trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:22     Il long walking - Sala da thè
Camminare è probabilmente l’attività più naturale del mondo, eppure spesso viene trascurata a causa dell’eccessiva pigrizia. Passo dopo passo è possibile attivare la circolazione sanguigna, bruciare calorie, rilassare il cervello e molto altro ancora. Non c’è da stupirsi, quindi, che il fitness abbia preso spunto dalla più semplice passeggiata per ideare il walking: è bastato perfezionarne il movimento per ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo. In fondo si tratta di un gesto spontaneo, il che rende il walking adatto a tutti a prescindere da età, forma fisica e attitudini. Camminare fa bene, lo dicono migliaia di ricerche scientifiche. Ora però uno studio italiano spiega che per vivere a lungo non basta muovere le gambe, ma che bisogna farlo preferibilmente all’aria aperta, specie quando si è avanti con gli anni. Ecco perché vi voglio parlare del Long walking che associa i benefici di lunghe camminate ai benefici di stare all’aria aperta.
Il Long walking è la nuova disciplina che prevede camminate di lunghezza “extra” e in America guadagna nuovi seguaci ogni anno. Sono migliaia gli appassionati che praticano questa attività in gruppo: basti pensare che a New York esistono tre club che propongono percorsi diversi, anche superiori ai 100 chilometri e con tappe in più settimane. Atleti turisti o turisti- atleti che si muovono alla scoperta della Grande Mela e dei suoi angoli più inconsueti, dal Piccolo Faro rosso sul fiume Hudson all’Inwood Park con i suoi alberi secolari. Ma non solo. Oggi il Long Walking sta prendendo piede anche in Italia. I benefici sono tanti ma serve tempo per il recupero. Lo attestano molti studi: le lunghe camminate riducono ansia e stress, aumentano l’autostima e allenano al contatto con gli altri. Tutti possono praticarle: basta avere tempo a disposizione ed essere in buona salute. Camminare a lungo migliora il tono muscolare, aumenta la resistenza alla fatica e funge da detox naturale, ma sottopone il corpo a uno sforzo fisico importante. I tempi di recupero, poi, durante il viaggio non sono mai proporzionati allo sforzo: ecco perché una volta terminata la vacanza servono diversi giorni per cancellare totalmente la fatica. Coprire distanze importanti non è semplice. È bene aumentare gradualmente la lunghezza dei percorsi e i dislivelli, fino a raggiungere i 20/25 km al giorno con uno zaino da 8kg. Un’altra avvertenza è indossare sempre un abbigliamento da trekking.
Quando affrontare un viaggio Long Walking? Il momento giusto è ogni volta che ci si sente pronti. Ma attenzione oltre a valutare la propria preparazione atletica, è importante essere consapevoli del proprio grado di resistenza allo stress. La mente gioca un ruolo fondamentale in un viaggio a piedi di diverse settimane: quando il corpo inizia a cedere, è lei che non ci fa mollare. A chi è alla prima esperienza si suggerisce un approccio più soft con percorsi di trekking o camminate leggere in tutta Italia (ma anche nelle Canarie, in Nepal, in Bosnia, e in Etiopia): vacanze rilassate ed ecosostenibili, da trascorrere camminando lentamente, per scoprire il paesaggio e conoscere nuove persone. Poi c’è chi propone alle famiglie viaggi a misura di bambino e, a chi è alla ricerca di benessere e pace interiore, i “cammini di pace” che alternano camminate e meditazione. Stai pensando di sperimentare il Long Walking in città? Per te ci sono gli itinerari ad hoc delle Walking Guide di APiediperilmondo, da Londra a Milano. Per muovere i primi passi da soli o in compagnia dei tuoi amici.



trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:21     I segnali dell’ipertensione - Sala da thè
Gli esperti definiscono l’ipertensione arteriosa il “killer silenzioso”, perché causa seri danni (come ictus o infarto) senza che la persona se ne accorga. Infatti, la pressione alta non da sintomi inequivocabili. Oppure li provoca in modo sfumato o poco caratteristico, tanto da far pensare a un segno di stanchezza o addirittura a una pressione troppo bassa. È bene non sottovalutare mai questi segnali, per quanto vaghi siano, perché permettono di individuare il disturbo prima che dia origine a problemi molto seri.

Vertigini
In chi è soggetto a ipertensione, le vertigini compaiono soprattutto quando iniziano a salire le temperature. Il caldo ha un effetto vasodilatatore: aumenta il diametro dei vasi sanguigni per mantenere costante la temperatura interna del corpo e questo si ripercuote sul delicato sistema del labirinto che ha sede nell’orecchio. Compare, così, la sensazione di “essere su una barca”, con la realtà circostante che “gira” e da l’impressione di cadere. Quando si è soggetti a un attacco di vertigini è opportuno sedersi, meglio ancora sdraiarsi, nell’attesa che la fastidiosa sensazione si attenui. Le vertigini, infatti, possono causare cadute con conseguenti traumi. In ogni caso, è bene parlare con il proprio medico per approfondire il sintomo, che può essere causato da una forma di ipertensione non diagnosticata.

Mal di testa ricorrente
La pressione alta può provocare cefalea, soprattutto quando si ha un improvviso rialzo rispetto ai valori abituali anche in persone che non soffrono di pressione alta, ma sono soggette a un rialzo occasionale. Altre volte, invece, è il segnale di un progressivo aumento dei valori, ossia l’inizio dell’ipertensione. Secondo studi scientifici condotti sul tema, quando la massima è più alta si corre un rischio pari a circa il 40% di soffrire di mal di testa. Questo tipo di cefalea compare soprattutto al mattino oppure nel tardo pomeriggio e si manifesta perché la pressione arteriosa eccessiva provoca un’alterazione dei vasi sanguigni che irrorano il cervello. Il mal di testa è intenso, pulsante, e coinvolge tutto il capo. Non sempre la cefalea è segnale di ipertensione. Può essere legata ad altri disturbi, come stanchezza, variazioni ormonali, sinusite oppure non avere una causa precisa. È bene, però, misurare la pressione se il mal di testa è un disturbo di cui di solito non si soffre.

Chiazze di sangue negli occhi
Qualche volta può capitare di notare una macchia ampia di colore rosso sulla congiuntiva, la membrana che riveste la palpebra. Ciò avviene anche senza altri sintomi, come dolore o lacrimazione. Questo fenomeno è noto come emorragia sottocongiuntivale e di solito è un evento di tipo benigno, che non richiede cure e si risolve da solo in una decina di giorni. Può essere dovuto a sforzi di tipo sportivo, a colpi di tosse intensi, ma anche a ipertensione arteriosa non curata. Infatti, il continuo stress al quale sono sottoposti i capillari sanguigni dell’occhio provoca piccole emorragie locali. In caso di emorragia sottocongiuntivale è opportuno misurare la pressione il prima possibile e parlarne con il medico.

Ronzii alle orecchie
Scientificamente sono detti acufeni: si tratta di suoni o rumori, come ronzii, fischi, o tintinni soggettivi, che vengono cioè percepiti solo dalla persona. Possono avere varie cause: l’abitudine al fumo che danneggia l’apparato uditivo, l’invecchiamento, malattie dei vasi sanguigni dell’orecchio interno. Qualche volta non si riesce a individuare la causa precisa. La pressione elevata può però far percepire gli acufeni, che in questo caso non sono presenti sempre, ma solo nel momento in cui la pressione si alza maggiormente. Si avverte solitamente un fischio o un senso di fruscio, dovuto al fatto che le delicate strutture dell’apparato uditivo sono danneggiate dalla pressione eccessiva. Gli acufeni che si presentano secondo le stesse modalità, per esempio dopo uno sforzo fisico o alla fine della giornata, quando si suppone che la pressione arteriosa sia più alta, richiedono un accertamento medico, con misurazione dei valori pressori ed eventualmente una visita audiologica.

Difficoltà a respirare
La difficoltà respiratoria rappresenta il sintomo di qualcosa che non funziona, non solo a bronchi e polmoni, ma anche a molti altri organi, soprattutto il cuore. La presenza di un’ipertensione arteriosa trascurata, perché mai diagnosticata, può nel tempo causare danni alle pareti del cuore, fino all’ischemia cardiaca con angina e aumentano rischio di infarto miocardio e di scompenso cardiaco. La persona ipertesa, a questo punto, può incominciare a presentare, tra i sintomi, anche la dispnea, cioè la presenza di un disagio respiratorio e di una “fatica a respirare” che si può manifestare, inizialmente, solo durante uno sforzo, ma che con l’andare del tempo può comparire anche a riposo, divenendo perfino più intensa durante la notte. Oltre alla misurazione della pressione arteriosa, è opportuno sottoporsi ad accertamenti al cuore, con un elettrocardiogramma e un ecocardiogramma.

trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:19     Educare la mente - Sala da thè
La meditazione ci riconnette a noi stessi e affina attenzione e chiarezza. Il successo dei protocolli Mindfulness e la loro applicazione ai diversi ambiti ci dice quanto oggi il bisogno di meditare sia sempre più diffuso e quanto sia pressante l’aspirazione a una vita più autentica e meno stressante. La meditazione è la star del momento, ma per alcuni resta ancora un oggetto dai contorni poco chiari. Ridurla a una tecnica di benessere vuol dire sminuirla. Meditare è un’arte e, come tale, richiede di essere coltivata. La creatività svolge una funzione importante, così come l’ispirazione. Perché ognuno di noi è diverso e servono approcci differenti. Imparare a capire quali sono quelli giusti implica una buona dose di fantasia e sperimentazione. Ma senza un metodo chiaro si rischia di andare fuori strada. Senza una mente focalizzata, attenta, lucida, che ritorna così grazie alla concentrazione, sarebbe impossibile andare più in profondità e iniziare un esame accurato della condizione umana che l’introspezione ci consente di condurre. La meditazione è stata spesso presentata, e lo è ancora, come un’esperienza mistica che permetterebbe di accedere a stati di coscienza più profondi fino a trascendere la dimensione corporale per accedere a livelli celestiali, oltre lo spazio e il tempo. Pensiero, riflessione, benessere, rapimento e solitudine, questa è la via per il risveglio. Qualità che chiunque di noi possiede e può mettere in campo nella propria esperienza e ricerca. Il consiglio è quello di impostare il percorso di pratica sulla cura. Nulla a che vedere con stati paradisiaci ma un’esperienza in cui chiunque può identificarsi e immediatamente sperimentabile. Si parla di vita normale, di lavoro, di alberi di rose e mele, di una felicità e di una serenità concreta, fruibile, concreta. Anche la solitudine non è tristezza o separazione ma, al contrario è lo stato di una mente non agitata, una mente contemplativa, presente e in connessione con il mondo. Vediamo insieme al nostro esperto di alimentazione fruttariana Giorgio Bogoni quali tecniche mette in pratica per educare la mente e cosa pensa della meditazione…



Anch’io ho subito e tuttora subisco, il fascino della meditazione. A fasi alterne.

Come credo capiti a molti, mi illudo che custodisca l’ineffabile segreto dell’assoluto Benessere, al punto da ritornare periodicamente a praticarla sotto forma di una diversa tecnica.

A volte tornando a una modalità già avvicinata in passato, nel dubbio di non averne colto qualche passaggio fondamentale; altre volte assecondando compiacevole le promesse di qualcosa che non ho mai tentato prima, nella speranza di aver finalmente scoperto la pratica più adatta a me.

L’ho fatto più volte, perché la posta in gioco è troppo importante per non meritare l’ennesimo tentativo.

E cosi qui sul comodino conservo le Lezioni della Self-Realization Fellowship di Paramahansa Yogananda: “Meditare su Dio nel Suo Aspetto di Om”. Titolo davvero altisonante.

Ho desiderato questa documentazione con la determinazione di chi, per entrarne in possesso, è stato costretto a inviare una sorta di dichiarazione di riservatezza circa il materiale che avrebbe ricevuto, firmando in originale un foglio poi inviato per posta tradizione alla sede californiana dell’Associazione che detiene questi segreti. L’ho fatto e adesso sto procrastinando la pratica delle informazioni ricevute, misteri della mente umana.

Però c’è qualcosa che posso affermare con certezza: man mano che il corpo fisico si depura dalle tossine accumulate nei tessuti e si consolidano nuove abitudini alimentari virtuose, diminuisce il “bisogno di meditare”.

Mi piace pensare che, avvicinandosi all’alimentazione appropriata per l’essere umano, il corpo non manifesti più quel sordo e continuo disagio che lo spinge a cercare strumenti per vivere una Vita più autentica e meno stressante. Mi piace pensare che, mangiando correttamente, si avverta una base di Benessere rassicurante, a livello corporeo, tale da placare lo struggersi esistenziale umano. Mi piace pensare che azzerare il livello di infiammazione del corpo, attraverso l’attenzione al cibo, significhi anche spegnere qualche ricettore perennemente in stato di allerta che diversamente pretende chissà quale esperienza mistica per ritrovare l’equilibrio.

In effetti, sono certo che sia anche questo il motivo per cui le Lezioni di Yogananda giacciono ancora non praticate sul mio comodino: ho il corpo fisiologicamente in quiete, al pari di un animale nel suo habitat naturale, e conseguentemente la mente non sente un gran bisogno di starsene a occhi chiusi nella Posizione del Loto.

Inoltre, come tanti, trasformo in una sorta di “meditazione” le passeggiate in solitudine in montagna, quando una Natura sorprendente si fa Dio-persona e mi rivolge la parola.

Sono momenti duranti i quali penso che i risultati che posso conseguire educando la mente siano poca cosa a confronto di quelli quando la mia stessa mente educa me!



trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:18     Trucco semipermanente: come funziona, durata, costi e controindicazioni - Sala da thè
Sempre più donne si affidano al trucco semipermanente per avere sopracciglia, labbra e occhi sempre freschi di trucco. Tuttavia, in molte temono questa pratica perché la identificano con il classico tatuaggio. Altre ancora sono rimaste colpite da conoscenti che sfoggiavano sopracciglia marcatamente grottesche o un vistoso contorno labbra.

Il trucco permanente, in sigla PMU dall’inglese permanent make-up, è una tecnica della cosmesi decorativa che utilizza il tatuaggio per applicare i pigmenti sotto la superficie della pelle. Normalmente serve a correggere gli inestetismi del viso e del corpo e per il miglioramento della immagine estetica in generale.

L’utilizzo più frequente è sul viso, marcando e modificando le linee degli occhi, labbra e sopracciglia con disegni che richiamano il disegno naturale, In questo si distingue dal tatuaggio artistico che realizza disegni di fantasia. Può essere utilizzato anche per camouflage permanenti, per ridurre la visibilità di cicatrici, anche risultanti da interventi chirurgici o per ricostruire il disegno di areola e capezzolo dopo operazioni di mastectomia. La tecnica utilizzata dal PMU (Permanent Make-Up Artist) è simile a quella utilizzata dal tatuatore. Tuttavia, il trucco semipermanente deve essere eseguito da un truccatore-visagista specializzato. Se il tatuatore non ha questo tipo di preparazione non è opportuno che lavori sul viso e sulle sue delicate armonie. Inoltre, i pigmenti utilizzati dal PMU sono per legge ipoallergenici e bio-riassorbibili. Invece i tatuatori lavorano con inchiostri indelebili chiamati Chine. I pigmenti bio-riassorbibili utilizzati nel trucco semipermanente consentono al PMU di apportare nel tempo anche solo piccole modifiche al proprio lavoro, per rendere sempre attuale il trattamento in base ai cambiamenti del viso legati all’età.

Infine, le attrezzature utilizzate dal PMU sono molto più delicate e raffinate rispetto a quelle utilizzate dai tatuatori. Sono studiate appositamente per trattare le delicate zone del viso e per rendere il fastidio quasi nullo. Sul trucco permanente o semipermanente, esistono tante dicerie infondate e prive di logica. Oggi voglio fare un po’ di chiarezza sull’argomento, e insieme a Paola Tempesta, visagista, truccatrice e Master professionista di Permanent Make up, informarvi su come dovrebbe comportarsi un’estetista certificata nel tatuaggio semipermanente.

Quali sono i trattamenti possibili?

L’utilizzo del trucco permanente viene principalmente impiegato nel settore estetico con l’obiettivo di migliorare il proprio look, tra i trattamenti maggiormente richiesti troviamo:

Contorno occhi: per donare più fascino e profondità allo sguardo, simulare una maggiore intensità delle ciglia, correggere linee decadenti dovute all’età. È possibile eseguire sia eyeliner per chi vuole una linea più visibile, sia infracigliare per chi desidera qualcosa di più delicato.

Labbra: per delineare una nuova forma, evidenziando i contorni ed esaltandone le forme. Andando a lavorare sulle linee e sulle mucose è possibile donare colore e migliorare eventuali asimmetrie, sempre in modo sobrio affinché il ritocco eseguito sia totalmente naturale e poco evidente.

Sopracciglia: per chi ha sopracciglia poco folte o asimmetriche il trucco permanente può donare forme definite e perfette. Per chi desidera essere sempre in ordine: al mare , appena svegli la mattina, durante lo sport, sempre e ovunque. Oppure per coloro che, a causa dell’avanzamento dell’età, desiderano correggere l’arcata sopraccigliare per un effetto “lifting”.

I campi di applicazione si estendono inoltre alla sfera del paramedicale come la ridefinizione dell’areola mammaria dopo intervento di mastectomia.

La dermopigmentazione viene inoltre utilizzata per mascherare gli inestetismi provocati dalla caduta dei capelli, sia nel caso essi siano lunghi o rasati.

A chi è consigliato?



Il trucco permanente è consigliato a tutti coloro, sia uomini che donne, che vogliono valorizzare il proprio aspetto continuando a mantenere un viso fresco e giovane. A coloro che hanno poco tempo da dedicare al make up mattutino o hanno difficoltà nel truccarsi. Con il trucco permanente si può dire addio alla matita trucco risparmiando tempo prezioso. Con il trucco permanente è possibile inoltre mettere la parola fine ai disagi causati da alopecia, cicatrici ,asimmetrie ecc.

Cosa fare prima di sottoporsi ad una seduta (norme igieniche)?

È necessario controllare lo studio che effettuerà il trattamento, la corretta abilitazione del professionista cosi come la strumentazione che verrà utilizzata. Molto importante è verificare il tipo di pigmenti che verranno utilizzati. Occorre inoltre controllare che il materiale utilizzato per il trattamento sia sterile, questo vale per mascherine, guanti, camice, aghi (che devono sempre essere aperti davanti al cliente) e contenitori per pigmenti. Occorre inoltre verificare che il professionista sia munito della licenza igienico-sanitaria rilasciata dalla Regione.

Come si svolge una seduta di trucco semipermanente?

La seduta di trucco permanente ha una durata complessiva di circa 90 minuti e si divide in 3 fasi molto importanti:

Consulenza: è una fase molto importante che offro a titolo gratuito, dove il cliente esprime le proprie esigenze ed assieme al professionista, dopo aver spiegato tutte le informazioni dettagliate sul trucco permanente, si fissano gli obbiettivi in modo tale che da non disattendere le aspettative del cliente. Una volta fissati gli obbiettivi si effettua una simulazione del trattamento attraverso una matita trucco.

Progettazione: si parte con lo studio accurato della conformazione del viso e dell’inestetismo da correggere. Si passa poi a disegnare con una matita trucco sterile il sopracciglio, la bocca o gli occhi con la forma che si vuole realizzare e con il colore più simile rispetto alla zona da trattare creando una colorazione ad hoc specifica e altamente personalizzata.
Una volta tracciato il disegno è possibile rendersi conto guardandosi allo specchio di quale potrebbe essere il risultato finale che verrà inoltre migliorato con l’utilizzo del dermografo.
Una volta accordati su forme e colori, il professionista passa alla seconda fase con l’esecuzione del trucco vero e proprio.

Realizzazione: si procede con la realizzazione del trattamento non doloroso mediante l’utilizzo di materiale sterile. A lavoro finito verrà applicata una pomata lenitiva post-trattamento con le indicazioni da seguire per una corretta guarigione. A distanza di qualche giorno dal trattamento, il lavoro apparirà più scuro di quanto stabilito inizialmente, tutto ciò è normale, con la caduta delle crosticine e terminata la guarigione il colore sarà quanto stabilito insieme al professionista durante la fase di progettazione. A distanza di circa 30/40 giorni dal trattamento, sarà necessario effettuare una seduta di ritocco per apportare eventuali modifiche di forma o colore e per fissare il lavoro.

Durante il periodo di guarigione quale cura post -trattamento consigli?













Un volta che il tatuaggio è stato realizzato è necessario curarlo per un minimo di 15 giorni.

Sarà necessario applicare 2-3 volte al giorno un prodotto lenitivo suggerito dal professionista.

È fortemente consigliato di non prendere il sole, no lampade abbronzanti, no sauna, piscina, bagno turco ecc… È inoltre fondamentale non strofinare né grattare la zona trattata che successivamente al trattamento tende a esfoliarsi. Assolutamente non togliere le crosticine che si formano in quanto un distacco forzato può comportare la perdita di colore del tatuaggio.



Quanto costa una seduta e ogni quanto è necessario fare un ritocco?

I costi dei trattamenti variano in base alla zona da trattare. Rivolgetevi ad un professionista che utilizza materiali certificati e che continua a rinnovarsi con un’adeguata formazione.

Diffidate dal low cost, effettuare una scelta basata esclusivamente sul prezzo potrebbe rivelarsi controproducente e potreste poi ritrovarvi a spendere molti più soldi per eliminare un lavoro errato con sedute di laser. Stiamo parlando del nostro viso, affidarsi ad operatori poco esperti potrebbe generare gravi conseguenze come asimmetrie, forme sbagliate, colori non naturali ecc.

Il costo del trattamento ha un range di prezzo che va dai 400 ai 500 euro. Per quanto riguarda i ritocchi che dovrebbero essere eseguiti entro i 12 mesi dal trattamento, i costi sono di 200/250 euro.

Ci sono delle controindicazioni?

Non ci sono delle vere e proprie controindicazioni al trucco permanente. I possibili rischi derivati dall’introduzione di pigmenti nella pelle sono correlati alle allergie agli ossidi di ferro, a chi soffre di malattie emocoagulative o cardiovascolari, a chi ha contratto l’epatite e per coloro che hanno problemi di cicatrizzazione. Il trattamento è inoltre sconsigliato a donne in stato di gravidanza e a persone in fase di trattamento con chemioterapia.

Prima di effettuare il trattamento è necessario mettere al corrente il dermopigmentista nel caso in cui si soffra di una delle seguenti patologie: malattie infettive, problemi cardiovascolari, malattie della pelle, malattie emocoagulative, allergie, se soffre di epilessia, se soffre di Herpes, se ha problemi di cicatrizzazione.



trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:16     La psichiatria nell’era dei social - Sala da thè
L’osservazione dei comportamenti sociali è da sempre un criterio per le diagnosi psichiatriche. Alcuni disturbi riguardano specificamente la dimensione sociale (la fobia sociale), altri vedono tipicamente dei cambiamenti nel comportamento sociale. Ne parliamo con il Dott. Matteo Pacini, psichiatra del Centro Medico Visconti di Modrone.

Il sociale e il “social”, cioè tutto l’insieme delle interazioni virtuali, sono aspetti collegati, anche se i segni della socialità virtuale sono ancora più utili nel far sospettare un certo tipo di sintomi. Il tipo di stile di pubblicazione dei contenuti, l’instabilità dei profili, con tendenza a chiuderli e riaprirli, così come lo stile di interazione con gli altri sono spesso utili, anche perché sono “pubblici”. Vediamo alcuni esempi.





Pubblicazione a raffica di contenuti, uno dietro l’altro.
Possono essere contenuti seriali, su un unico tema. Denotano una tendenza a formulare pensieri rapidi, decisi, come fossero “aforismi”, che la persona ritiene compiuti e stuzzicanti. Tipicamente li affastella per comporre una riflessione magari anche interessante o sfaccettata. Può capitare che l’autore continui a scrivere come se si commentasse da solo, rispondendo a ipotetiche osservazioni o critiche, come rispetto a interlocutori immaginari. Non che questo indichi allucinazioni, semplicemente indica una vivacità, auto-referenziale, in cui chi parla basta a se stesso e si percepisce interessante, geniale, “ficcante”, addirittura quando apre un profilo in cui può si e no rivolgersi ad un pubblico di una decina di persone.

Cancellazione
Ci sono persone che improvvisamente spariscono dal social. Per sparire basta non collegarsi, invece c’è chi sente il bisogno di cancellare il profilo. Questo avviene soprattutto a scopo simbolico, perché prima che qualcuno noti che non ci sei più può passare anche del tempo. Naturalmente chi “scompare” può anche essersi reso invisibile ad altri, selettivamente (cioè li ha bloccati), ma si fa presto a verificare se ha bloccato o è proprio scomparso dalla circolazione.

Cancellarsi può quindi significare un “addio”, in genere polemico o amaro, alla dimensione sociale, oppure può dipendere da altro. Alcuni infatti ritengono di doversi cancellare perché ritengono di essere spiati attraverso il loro profilo, quindi non vogliono lasciare traccia, o rischiare che qualcuno spii i loro contenuti. Non è raro che profili iniziati tumultuosamente, con scritti a raffica, dichiarazioni roboanti o voglia di comunicare i propri pensieri a tutti, si chiudano poi bruscamente con una cancellazione totale.

In questa bifasicità si riconosce tipicamente un ciclo bipolare.

Allusività
Alcune persone, in certe fasi dei loro disturbi, scrivono frasi allusive, in cui sembrano riferirsi a qualcosa che gli altri dovrebbero sapere, o a qualcuno in particolare che dovrebbe capire. Dalle frasi si direbbe che parlino di qualcosa di importante, con toni di segretezza. Alternatamente, si rivolgono quasi al mondo intero, come se dovessero comunicare verità e rivelazioni allo stesso tempo importanti ma confuse nei dettagli. Quando si trovano sequenze di questi post, può darsi che indichino una fase psicotica: la persona presume che gli altri sappiano di cosa sta parlando, o addirittura scrive perché ritiene che gli altri lo abbiano indotto a scrivere, che attendano da lui risposte, o che lo abbiano provocato. Negli scritti psicotici manca tipicamente il “chi” e il “cosa”: quando c’è un delirio persecutorio, per esempio, la persona allude a qualcuno che lo perseguita ma non si definisce bene chi sia e per quale fine. Ci sono casi anche di cronaca in cui qualcuno pubblica messaggi che sembrano “cifrati”, e che con tutta probabilità non significano niente, almeno fuori dal delirio della persona stessa. Chi si riprende dalla psicosi può non ricordarsi assolutamente che cosa aveva scritto e cosa volesse dire.

Chi è psicotico tende a leggere i messaggi degli altri come allusioni a sé. Pertanto ci possono scappare commenti incomprensibili, allusivi, messi sulle bacheche degli altri. Sono commenti che si riconoscono di solito perché sconnessi, ellittici, formati da mezze frasi, molta punteggiatura di sospensione (puntini, punti interrogativi…).

Disgrafie
I messaggi scritti con refusi continui, e non corretti prima di essere pubblicati, possono rivelare due tipi di alterazioni. La prima è la fretta: chi ha la spinta a scrivere di getto può “inviare” il testo senza curarsi di eventuali errori, e magari proprio perché distratto dalla fretta di scrivere ne inanella un certo numero. Oppure, la capacità di coordinazione e di auto-lettura può essere alterata dall’assunzione di sostanze come l’alcol, o da alcuni farmaci.

Prendere alla lettera le interazioni virtuali
Le azioni del mondo sociale virtuale hanno dei nomi approssimativi, tipo “chiedi amicizia”. Alcuni, spesso inesperti del linguaggio e dei modi dei social, attribuiscono a queste interazioni un senso letterale, quindi per esempio non danno amicizia se non a chi conoscono, interpretando letteralmente il “dare amicizia”. Allo stesso modo possono entusiasmarsi molto per un “like”, come se avesse lo stesso significato di un “mi piace” detto a voce faccia a faccia.

Le persone che usano il social in questo modo, arrivano presto a stressarsi, come se stessero davvero avendo a che fare con contatti e apprezzamenti dal vivo. Allo stesso modo, questa suscettibilità si manifesta nella reazione agli apprezzamenti negativi o alle offese.

Istrionismi
Il social è un luogo di esibizione, quando non è funzionale a progetti o attività specifiche. E’ normale che quindi ciascuno ci metta quel che più gli preme mostrare della sua vita, dalla foto del piatto di spaghetti all’opera d’arte, alla citazione. Esistono però profili caratterizzati in maniera preponderante dalla ricorrenza di post, soprattutto immagini, in cui la persona si mostra in pose seducenti o eroticamente significative. Seguono commenti (di solito di uomini) che dissimulano l’interesse suscitato e lo sublimano in frasi di sobrio ed elegante apprezzamento. Il livello di consapevolezza è vario, da chi lo fa chiaramente per gratificarsi degli apprezzamenti, e dell’imbarazzo con cui sono espressi, a chi lo fa in automatico.

Gelosie patologiche
Il controllo del partner o lo stalking via social è ormai un classico delle relazioni patologiche. La possibilità di avere riscontri sui comportamenti “sociali” del partner ha peggiorato la capacità di accettare che le relazioni vadano avanti sulla fiducia e sull’esperienza diretta dei reciproci comportamenti. Inoltre, anche a relazioni finite, queste rimangono “in bacheca”, così da alimentare gelosie postume, frustrazione e spunti per rigurgiti di ostilità e accuse. Naturalmente, chi voglia impedire che altri vedano le proprie foto e i propri post, possono “bloccare” determinati profili da cui non vogliono essere spiati. Ma anche questa, il bloccare, è un’azione che genera delle reazioni da parte dello stalker, del partner lasciato o del corteggiatore rifiutato. I soggetti tendenzialmente paranoici, in generale, recepiscono gli elementi sociali (dal semplice like al commento articolato) attraverso il filtro paranoico obbligato. Il paradosso finale è che il giudizio o la “sensazione” di fedeltà, di amore, di corrispondenza da parte del partner sono valutate più su presunte scorrettezze o incongruenze nella bacheca di un social, piuttosto che da riscontri diretti nella relazione vissuta a tu per tu.
view post Posted: 26/6/2020, 13:15     Le zuppe, depuranti e nutrienti - Sala da thè
Utilizzata a scopi terapeutici dai tempi più antichi, la zuppa valorizza le proprietà protettive e depurative degli ortaggi di stagione. Ottima come piatto unico, per una cena leggera, offre un’infinita varietà di aromi, aiuta a riequilibrare il peso, previene la ritenzione idrica e disintossica.

“Zuppa”: il nome deriva da “inzuppare, intingere. È legato, quindi, alla presenza di tanto liquido: brodo, o semplicemente acqua. L’usanza viene dalla tradizione popolare di fare tesoro di ogni resto di cibo consumato, diluendo gli avanzi, o solamente i fondi di cottura rimasti a “sporcare” le pentole, per recuperarne gli aromi. Al liquido così ottenuto si aggiungeva poi del pane, spesso avanzato, ottenendo un piatto saziante; senza costi. Una strategia della cucina “povera”, che in un’epoca di sprechi, come la nostra, può insegnarci molto. Ancora oggi le zuppe consentono di utilizzare una vasta gamma di ortaggi locali, di stagione, sfruttandone ogni parte, con pochissimi scarti. Sono dunque ricette ecologiche, sostenibili per l’ambiente e la salute.

L’acqua, ingrediente di base delle zuppe, è un ottimo solvente di principi attivi protettivi. Si ottengono, così, dei veri e propri decotti, paragonabili ad alcuni rimedi officinali preparati con le erbe. Non a caso, l’effetto curativo delle zuppe è valorizzato da sempre. Le ricerche più attuali mostrano che inserire abitualmente le zuppe di verdure nel menu di ogni giorno permette di ridurre spontaneamente l’apporto calorico, per via dell’effetto saziante di acqua e ortaggi. Senza contare che questi ingredienti hanno anche un’azione idratante, diuretica e depurativa; aiutano, quindi, a riequilibrare i liquidi corporei e a eliminare le sostanze indesiderabili, regolando, fra le altre cose, la pressione sanguigna e la funzionalità intestinale. La ricaduta è positiva anche dal punta di vista estetico: le zuppe possono favorire l’attenuazione di cellulite e aridità della pelle. C’è poi da aggiungere che contengono minerali dotati di un effetto alcalinizzante, di sostegno per contrastare l’infiammazione cronica, e possono essere di supporto per prevenire dolori articolari e altri squilibri che ne derivano.

Grazie a queste conferme scientifiche la zuppa è diventata di moda. C’è chi la promuove per diete dimagranti “d’urto”, promettendo di far perdere peso rapidamente con menu esclusivamente a base di zuppe. Un percorso sconsigliabile. C’è il rischio di compromettere la varietà, indispensabile per raggiungere l’equilibrio alimentare, limitando eccessivamente l’apporto calorico. Si riduce, così, il metabolismo basale e la conseguenza è di riprendere peso più rapidamente di prima, appena si interrompe la “dieta della zuppa”. Inoltre, menu monotematici protratti nel tempo compromettono gli stimoli sensoriali del cibo, con ricadute indesiderabili su appetito e umore. Zuppa si, quindi, ma alternata sapientemente ad altre preparazioni, e inserita in un menu vario ed equilibrato. Se arricchita con cereali ( circa 40-60 g per porzione) e ingredienti proteici è un piatto unico ideale per cena, a cui aggiungere anche frutta fresca. Non occorre badare alla quantità di ortaggi che si usano: si può fare il bis senza problemi. Realizzata invece con soli ortaggi, aromi, spezie e acqua la zuppa è leggerissima e diventa un piatto ideale per aprire la cena, mitigando attacchi di fame altrimenti difficili da controllare. Si può consumare tutti i giorni, per cena, alternando zuppe più sostanziose, come piatto unico, a zuppe leggere, seguite da un secondo. Occorre variare sempre gli ingredienti. I migliori sono frutta e ortaggi freschi, di stagione e di produzione locale, erbe aromatiche, spezie provenienti da coltivazione biologica e equosolidale, olio extra vergine d’oliva, sale marino integrale, con molta moderazione, e acqua di buona qualità. I dati vanno banditi: un goccio di tamari, o di miso, può sostituirli, ma non è indispensabile. Per ottenere un piatto unico, è consigliabile l’aggiunta di cereali. Scegliete pane biologico, lievitato con pasta madre. Per integrare le proteine si può aggiungere del formaggio stagionato o dell’uovo. Oppure per un’integrazione solo vegetale sono ottimi legumi e derivati. Le migliori spezie da usare sono alloro, cardamomo, finocchio e cumino per rendere più digeribili i legumi; zenzero e curcuma per la loro azione purificante. Spazio anche alle erbe aromatiche, che rendono le zuppe più stuzzicanti e digeribili.

trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:14     Il metodo “ROBIN FOOOD” - Sala da thè
NUTRIRSI È UN ATTO DI AMORE IRRINUNCIABILE

Da oltre 30 anni, l’ideatrice e una delle fondatrici di Robin Foood Onlus, Carla Lertola, si occupa, in qualità di dietologa, della salute e del benessere dei suoi pazienti dal punto di vista nutrizionale. Un’attività che le ha permesso, in tutti questi anni, di promuovere la diffusione di una corretta cultura alimentare, in base ai principi della dieta mediterranea e alle linee guida scientifiche italiane. Un insegnamento trasversale, valido per tutti ad ogni età. Perché il cibo è – più di ogni altra cosa – ciò che ci accomuna: un desiderio, un istinto ma, soprattutto, un bisogno che tutti noi sperimentiamo, ogni giorno, da quando veniamo al mondo.

Ecco allora che, parlando di alimentazione, la ricerca di un equilibrio è essenziale, perché per ognuno di noi nutrirsi è «un atto di amore e di accudimento irrinunciabile» che richiede la ricerca del punto di incontro tra ciò che ci fa bene e ciò che soddisfa i nostri sensi. E come ogni giorno «equilibriamo» la dieta di cui abbiamo bisogno, allo stesso tempo è importante saper equilibrare – su più ampia scala – le risorse a disposizione di tutti.

DIAMO CIBO INTELLIGENTE

Al fine di concretizzare fattivamente il nostro progetto, abbiamo strutturato pasti e pacchi alimentari settimanali e mensili che contengono alimenti freschi e non, con particolare riguardo alla stagionalità (pasta e/o riso o altri farinacei, carne, pesce, uova, formaggi, salumi, legumi, prodotti da forno per la prima colazione, latte e/o yogurt, frutta e verdura fresche, olio extravergine di oliva) secondo i fabbisogni nutrizionali di ogni persona in base a sesso ed età con riferimento alle linee guida scientifiche italiane.

L’obiettivo non è solo donare cibo, ma fornire tutti gli alimenti (e di conseguenza tutti i principi nutritivi) necessari alla vita e a un buon stato di salute.

Grazie a una «distribuzione intelligente» del cibo, Robin Foood Onlus insegna ai suoi assistiti come gestire gli alimenti durante la giornata e come alternarli tra loro nei vari pasti giorno per giorno.

Gli assistiti vengono monitorati periodicamente sia da un punto di vista nutrizionale sia psicologico per valutare le eventuali criticità, ma soprattutto – per rilevare gli innegabili miglioramenti che un buon regime alimentare può apportare globalmente alla salute e allo stile di vita. Il supporto dietologico, il monitoraggio nutrizionale e psicologico, la raccolta, lo studio e l’analisi dei dati scientifici da parte del nostro team di lavoro sono necessari e indispensabili per la buona riuscita del progetto stesso.



trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:13     Il massaggio per mamma e bimbo - Sala da thè
erto al mondo, e in questo cambio di dimensione la relazione continua ad arricchirsi ed ad evolversi, entrando a far parte di un disegno più ampio.

È decisamente importante saper gestire questo passaggio, soprattutto per il bimbo, che si trova completamente esposto in un mondo che non conosce e non può ancora comprendere. Il bimbo è particolarmente percettivo e ha bisogno di una attenzione assoluta, di una protezione continua. Questo è un momento importante e delicato da gestire, necessario per far nascere la consapevolezza di sé, come base per lo sviluppo psicofisico del neonato. Gli strumenti che il bimbo utilizzerà spontaneamente per accedere al mondo saranno i sensi, sollecitati e stimolati continuamente. In particolar modo sarà importante l’esperienza tattile. La pelle, ricordiamolo è un vero e proprio organo, il più esteso del corpo umano, e sarà fondamentale in questo processo di apprendimento. L’epidermide sarà la cartina di tornasole del sentire del neonato, luogo di esperienze dirette, non mediate dal giudizio e dalla capacità di discernimento che abbiamo noi adulti. Il piccolo distingue solo tra benessere e non benessere, nient’altro, ed è nostro compito proteggerlo e prendercene cura. Tutto quello che sentirà, le modalità e la qualità del sentire, la piacevolezza del contatto, saranno ciò che definirà l’esperienza del piccolo.

Al di là del contatto, della carezza, gesti spontanei e necessari, suggerisco di aggiungere il massaggio frequente del bambino, tra l’altro consigliato da sempre nelle medicine tradizionali come l’Ayurveda. In questo modo diamo un valore aggiunto al tocco, non solo per stimolare la pelle e permettere in modo piacevole la scoperta del proprio corpo, nello stesso tempo possiamo idratare e nutrire la pelle, ovviamente con oli di ottima qualità, evitando assolutamente quelli do scarsa qualità che purtroppo si trovano facilmente in commercio.

L’esperienza del massaggio, inoltre, sarà un momento da vivere insieme alla madre e perché no, insieme al padre. Se l’uomo generalmente è restio a manifestazioni affettuose, di contatto, di tenerezza, con gli strumenti del massaggio può esprimere questo suo lato, per così dire “femminile”, in modo spontaneo e imparare molto da tutto ciò, entrando in una dimensione intima speciale. Non è necessario “saper massaggiare”, a parte qualche nozione di base e l’approccio giusto centrato sulla naturalezza del gesto e sull’attenzione al piccolo.

L ‘esperienza sensoriale del bimbo, vissuta insieme ai genitori è interessante anche per prevenire la tendenza odierna di affidarsi unilateralmente alla tecnologia e al virtuale. Partire con il piede giusto e puntando sull’esperienza vera, sull’ emozione diretta e non riportata, può contribuire all’evoluzione positiva dei bimbi, in una prospettiva nuova e nello stesso antica. Antica nel senso positivo del termine, riferendosi cioè ad una consapevolezza di sé che dovremmo saper trasmettere ai nostri figli, senza intermediari, per renderli agenti attivi nella creazione di un mondo migliore.



trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:12     Un cocktail contro i cedimenti - Sala da thè
Un corpo tonico, scattante, con la pelle distesa e soda è sinonimo di giovinezza, ma sono qualità che facilmente si perdono, portando alla lassità cutanea, cioè al cedimento dei tessuti. La medicina estetica è in grado di migliorare questo inestetismo attraverso iniezioni ricompattanti. Dopo lunghe ricerche e studi scientifici è nato un kit contenente una fiala di acido ialuronico e una sostanza, sotto forma di siero, che comprende tre enzimi ( collagenase, lipase e lyase) che, applicato sulla cute “malata” oppure veicolato attraverso l’elettroporazione ( un’apparecchiatura che serve ad aprire i pori per trasportare all’interno i principi attivi), aiuta a ridurre la lassità cutanea, a eliminare i piccoli accumuli di grasso, a compattare e a dare tonicità ed elasticità alla pelle. Approfondiamo l’argomento insieme alla dottoressa Gabriela Stelian, specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica.

La perdita di tonicità fisica dipende da vari fattori esterni e interni. Con il passare degli anni, la forza di gravità con questa spinta verso il basso, tende ad allungare i muscoli di gambe, braccia e ventre, poiché il tessuto adiposo che li ricopre si assottiglia, diventando meno elastico. A seguito di una gravidanza oppure di un improvviso dimagrimento, i tessuti tendono a rilassarsi, spesso senza recuperare mai del tutto il loro stato migliore. Il patrimonio genetico inoltre, può favorire o meno la compattezza dei tessuti e regalare una buona muscolatura, così come l’esposizione solare non protetta in modo adeguato, il fumo e l’alimentazione scorretta mettono a rischio l’elasticità cutanea.

Vediamo in cosa consiste il trattamento con l’acido ialuronico e le tre molecole proteiche.

Dopo aver identificato nella visita preventiva la zona del corpo che richiede il trattamento ( braccia, interno cosce e ventre), il medico inietta sotto pelle, con un ago sottile, l’acido ialuronico ad alto peso molecolare. Questa sostanza, oltre ad avere proprietà antinfiammatorie, stimola le fibre di collagene, rimodellando i tessuti danneggiati, e serve da elemento legante con gli enzimi. Subito dopo viene applicato il siero reagente enzimatico e con l’elettroporatore si effettua un leggero massaggio meccanico per far penetrare in profondità i principi attivi. La seduta dura circa 20-30 minuti in base all’estensione della zona da trattare, è ben tollerata, ma può lasciare per due-tre giorni un lieve dolore diffuso e arrossamento della cute, che comunque sono transitori e scompaiono naturalmente. Post trattamento, per almeno quattro-cinque giorni, è preferibile evitare la piscina, le saune, le docce solari e gli esercizi fisici intensi.

Già al termine della prima seduta gli effetti benefici sono visibili. La pelle è più elastica e compatta e gli inestetismi da adiposità localizzata sono meno evidenti, ma il programma consigliato prevede due-tre sedute, una al mese. Per prolungare i risultati migliorativi è consigliabile seguire la beauty routine prescritta dal medico, personalizzata e compatibile con il trattamenti eseguito, di cui fa parte un siero contenente Dmae, collage nasi, acido ialuronico e vitamine da applicare due volte al giorno. Servono poi creme rassodanti e tonificanti a effetto lifting per mantenere idratata la pelle e proteggerla dall’invecchiamento ossidativo. Anche gli integratori alimentari hanno un ruolo importante in questo processo, in quanto sono supplementi contro le carenze alimentari, e devono contenere aminoacidi essenziali e non , e carnitina.

Questa proposta è indicata anche per alcuni inestetismi del viso. La procedura esecutiva è la medesima, ma possono variare il numero di sedute, in quanto per il viso già dopo due volte i risultati sono ottimi. Gli inestetismi trattabili sono le borse sotto gli occhi da deposito di grasso, le rughe (sia sottili sia profonde), la perdita di rotondità del volto e il “ bargiglio”, il grasso associato a lassità cutanea che si forma sotto il mento, conferendo il tipico aspetto del tacchino. Anche in questo caso, si deve procedere con una beauty routine consigliata dal medico.

trevaini50Silvia Trevaini
view post Posted: 26/6/2020, 13:06     Psicoterapie corporee - Le Scienze
Psicoterapie corporee
di Francesco Cro
Alcuni traumi precoci lasciano ferite anche nel corpo. E solo lavorando sul corpo si può «fare pace» con il passato
view post Posted: 26/6/2020, 13:05     Esperti in emozioni - Le Scienze
Esperti in emozioni
di Michel Hansenne
Per capire gli altri e sapere chi ha maggiori probabilità di essere la persona giusta per voi, imparate a riconoscerne i tratti psicologici fondamentali
view post Posted: 26/6/2020, 13:04     La donna che mangiava a metà - Le Scienze
La donna che mangiava a metà
di Laurent Cohen - Illustrazioni di Stefano Fabbri
La signora W. non mangia mai ciò che trova nella parte sinistra del piatto. La causa: per lei, esiste solo una metà del mondo, quella alla sua destra
view post Posted: 26/6/2020, 13:02     I regali per bambini per un Natale “smart” - Le Scienze
Nel mucchio dei pacchetti sotto l’albero di Natale non può certo mancare un dono per i più piccoli. E, come da tradizione, anche quest’anno a guidare la classifica degli acquisti natalizi sono proprio i giocattoli. Ma quali regalare per favorire lo sviluppo cognitivo dei bambini?

Secondo l’Accademia americana dei pediatri, i giochi migliori sono quelli che valorizzano le abilità della fascia d’età a cui sono destinati, stimolando, allo stesso tempo, lo sviluppo di capacità nuove. Ecco, allora, qualche esempio.

Sonagli, anelli da mordere, bambole di stoffa, pupazzi e libri morbidi provvisti di specchi sono i giocattoli adatti per chi ancora deve spegnere la prima candelina, perché incoraggiano il neonato a esplorare la realtà che lo circonda e contribuiscono allo sviluppo della coordinazione visuo-motoria. Ai bebè che invece si stanno già muovendo è utile regalare blocchi a incastro, tricicli e altri piccoli mezzi di trasporto, tappeti per l’infanzia, palline e oggetti tira-e-molla, che consentono di sperimentare la forza muscolare e familiarizzare con il controllo del proprio corpo.

Per incoraggiare l’apprendimento del linguaggio, da zero a tre anni gli esperti consigliano libri semplici ricchi di illustrazioni o fotografie, da leggere in compagnia di un adulto perché, è stato dimostrato, elemento essenziale nello sviluppo psicofisico del bambino è anche la relazione con l’adulto di riferimento. E, dunque, perché non approfittare delle vacanze di Natale, quando i bambini trascorrono più tempo con mamma e papà, per leggere un libro in più e giocare tutti insieme?

In generale, avvisano gli esperti, è preferibile scegliere giochi che valorizzano l’immaginazione e le capacità di problem-solving (come le tradizionali costruzioni di legno e i puzzle che, fra l’altro, secondo diverse ricerche, aiutano il bambino a orientarsi nello spazio e promuovono lo sviluppo delle abilità di calcolo) invece di giochi basati sull’elettronica. Come ha dimostrato uno studio pubblicato di recente su “JAMA Pediatrics”, nelle sessioni di gioco che sono tutte luci e suoni i bambini interagiscono meno con gli adulti, parlano poco e la qualità di quello che dicono è più bassa.

“La tecnologia ha molti aspetti positivi e alcune applicazioni possono effettivamente aiutare lo sviluppo neurocognitivo”, spiega Elena Bozzola, segretario nazionale della Società italiana di pediatria, “ma il problema è capire quali applicazioni hanno un intento davvero educativo”. Anche se i bambini del XXI secolo sperimentano l’uso della tecnologia e del digitale molto presto, è fondamentale limitare il tempo trascorso davanti a uno schermo a non più di un’ora al giorno almeno in età prescolare (e comunque mai subito prima di andare a dormire).

Inoltre, se possibile, sarebbe più indicato dedicare quel tempo ad attività di altro tipo. “In questa fascia d’età”, prosegue Bozzola, “anche giocare con semplice pasta da modellare, realizzata mescolando farina, acqua e sale, stimola la naturale inclinazione dei bambini a manipolare gli oggetti, li aiuta a impugnare meglio la penna e altri strumenti di lavoro e favorisce il corretto sviluppo delle capacità grafo-motorie”.

Non è facile entrare in un negozio di giocattoli e uscirne con il pacchetto giusto. La scelta di quale giocattolo comprare è spesso complicata anche dal fatto che moltissimi giochi pensati per i più piccoli vengono etichettati come “educativi” soltanto perché contengono un’ampia gamma di funzioni che basta attivare premendo soltanto un pulsante. In questi casi non viene valorizzata la curiosità e il risultato è che si ottiene l’effetto contrario a quello sponsorizzato dalla confezione: da pedagogico, lo scopo del giocattolo diventa essenzialmente ricreativo, perché al bambino non è più richiesta una grande partecipazione attiva. È per questo che gli esperti consigliano anche giochi semplici come le loose parts, materiali naturali o di recupero che possono risultare più stimolanti dei giocattoli tradizionali perché, invece di avere un unico utilizzo, si prestano a essere impilati, combinati o usati separatamente consentendo al bambino di sperimentare infinite opportunità di gioco.

I veri giochi educativi, in sostanza, sono quelli che favoriscono le interazioni con l’adulto di riferimento, stimolano a vari livelli le capacità linguistiche, valorizzano l’immaginazione e allenano la capacità di risolvere problemi, stimolano la curiosità, incoraggiano la cooperazione e promuovono, perché no, anche l’esercizio fisico. Costruzioni, bambole con relativi accessori, set da cucina, set di strumenti da lavoro, marionette e costumi per travestimenti e in generale tutti i giochi dove “si fa finta di...” sono l’ideale per spingere i bambini in età prescolare a parlare, inventare una storia, imitare gli altri e imparare a gestire le emozioni.

Ma se si desidera spendere poco, anche un album da disegno e un set di matite colorate, pastelli, pennarelli, o tempere e pennelli vanno bene per alimentare la creatività e migliorare i movimenti fini del polso e delle dita, abilità che in futuro verranno sfruttate per compiti sempre più complessi.

Attenzione, però, a non esagerare. Anche se la maggior parte dei bambini che conosciamo possiede probabilmente un sacco di giocattoli, uno studio pubblicato qualche anno fa sulla rivista “Infant Behavior and Development” suggeriva che sarebbe preferibile far giocare i più piccoli in una stanza dove ci sono pochi giocattoli a disposizione. In questo modo, sostengono le quattro ricercatrici che firmano l’articolo, l’attenzione del bambino si concentra su un gioco alla volta, avendo comunque la possibilità di esplorare altri giochi e mettere in moto la creatività senza essere distratto da un numero esagerato di stimoli.


“I bambini non riescono ad apprezzare troppi giocattoli tutti insieme”, chiarisce Elena Bozzola. “Per questo trovo utile incoraggiarli a scrivere una letterina a Babbo Natale, in cui chiedano due o tre regali al massimo per sé e un piccolo regalo a chi ne ha bisogno”. Ecco, quindi, che la mattina di Natale, oltre a essere il momento in cui si scartano i regali, diventa anche un’occasione di crescita sociale, in cui educare la sensibilità del bambino all’attenzione verso gli altri e al rispetto di quello che si ha.
421567 replies since 16/2/2006